Cercavo una farmacia a Shanghai (le pastiglie di bacche non sembrano efficaci: oggi ho consumato quattro pacchetti di fazzoletti e mi sento uno straccio); invece mi sono imbattuta in un parrucchiere.
Sono entrata scatenando il panico. Bionda e mossa: mi studiavano concentrati come al congresso mondiale di fisica quantistica. Per prendere tempo mi hanno offerto un tè con biscottini, che ho divorato. Il capo dello staff si è subito precipitato a fare dei gesti: are you hunger? Si vede che avventarsi sui dolcetti non usa: in effetti tutti gli altri clienti li hanno lasciati (quando era girato, ho provato anche a fregare quelli del mio vicino). Poi uno dei quattro parrucchieri del mio staff personale si è innamorato e ha usato il traduttore simultaneo del cellulare per comunicarmelo. Io, pochi istanti dopo, ho preso in prestito il suo cellulare per digitare sullo stesso traduttore: do you have a bathroom?
Poesia.
Mi giravano intorno come fossi l’attrazione migliore del circo; tutti gli inservienti passavano a turno e si davano di gomito per mettere anche loro una cartina sui miei colpi di sole (ovviamente a mani nude). E, a parte che fra un po’ mi si squamerà il cuoio capelluto a causa dei prodotti usati (e che mi hanno pettinato come barbie fior di pesco), devo dire che alla fine sono stati bravi; ancora una volta ho sfidato la fortuna e il buon senso e mi è andata bene. Per non dire che l’osservatorio sulla Shanghai dei privilegiati che vanno a farsi pulire le orecchie con i cotton fioc (giuro) nel salone di estetica vale almeno quanto le considerazioni di Kissinger nel libro sulla Cina che sto leggendo.
Ah, il prezzo. All’inizio la cassiera ha digitato 780 renminbi sulla calcolatrice, al che ho risposto in italiano: Amica per quei soldi vado dal mio coiffeur di fiducia a Milano. Dubito che abbia capito, ma nell’incertezza ha subito dimezzato la cifra.
#1 by marco on January 8, 2013 - 17:00
Questo mi ha fatto ridere tanto, complice la faccia strepitosa che fai nella foto.