Rio / Dispacci # 1


All’aeroporto di Rio nessuno sembra essersi accorto che fra due mesi iniziano i mondiali e milioni di persone si riverseranno nella stanzetta col lineoleum consumato, sei sportelli di numero a fare il controllo passaporti e i doganieri che parlano tra di loro mentre stampano il foglio di ingresso.
A prima vista fiumi di parole sui massicci investimenti infrastrutturali per accogliere i visitatori paiono soltanto un’operazione per rassicurare noi ansiosi occidentali (e magari affidare qualche appalto).
Gli unici operai che ho visto al lavoro – ma sono appena arrivata – sono quelli che stamane alle sei hanno iniziato a trivellare fuori dalla mia finestra. Mi sono sporta a guardare rintronata dall’umidità e dal jet lag. Erano in sette: sei fermi immobile a chiacchierare e uno dietro alla macchina. Ahì Sudamerica.

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