Patagonia Dispacci #6


E certo che una nave da crociera – per quanto piccola ed ecosostenibile e impegnata nella navigazione più avventurosa immaginabile per un mammut di acciaio da migliaia di tonnellate – non è troppo diversa da una caserma di maschi disperati: ho fatto l’errore di entrare una volta nella stanza di comando e di mettermi a chiacchierare con qualche sottufficiale e ora praticamente mi inseguono nei corridoi. Ogni volta ne spunta fuori uno nuovo che si sente in dovere di consigliarmi cosa mangiare o invitarmi a vedere qualcosa o di raccontarmi la storia dello Stretto di Magellano dal 1520 in poi, con ampie digressioni sul ruolo della propria famiglia di avventurieri nell’attuale configurazione della regione. Ieri il capitano in persona – una specie di Tom Cruise dei poveri immobile davanti al timone con le gambe larghe, i Ray Ban e un giacchetto di pelle nera che gli arriva appena in vita – mi ha mostrato come si fa il migliore caffè del mondo, direttamente sul ponte di comando. Ovviamente faceva schifo, ma a dirglielo rischiavo di  rovinare il gene del machismo che a queste latitudini (e alle nostre) da duemila anni fa andare avanti il mondo.

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