Bahia/Dispacci #2


Con la consueta fortuna del principiante, sono arrivata a Salvador de Bahia in coincidenza del peggiore greve, sciopero, della polizia in anni. In molti posti del mondo la notizia passerebbe indifferente, da qualche parte potrebbe quasi essere esaltante: qui è un fatto che modifica la geografia urbana e le abitudini di residenti e turisti. Negozi e musei sono chiusi, i viaggiatori restano negli alberghi, caldamente consigliati dai gestori, i taxi non vogliono partire.
Non mi è chiaro se la città sia realmente così pericolosa, è certo che qui si vedono le scene tipiche dei film – bimbi scalzi, elemosina, vita di strada; ma anche una gioia di vivere straordinaria e contagiosa – ed è certo anche che la polizia si da molto da fare. Ieri sera sono finita per caso dentro una retata, improvvisata dagli agenti in un vicoletto appena laterale rispetto alla rua della festa: mi hanno lasciato andare dopo pochissimo, e non avevo nemmeno i documenti con me, immagino soltanto perché sono bianca ed evidentemente turista, ma i ragazzi del quartiere hanno passato una mezz’oretta poco simpatica, anche se immagino abbastanza di routine per loro.
Comunque sia, stamane senza la polizia io sono uscita lo stesso, siglando un compromesso con me stessa: fuori dalle zone turistiche solo taxi.
Bilancio non male. Finora al mercato principale hanno provato a scipparmi (ma me ne sono accorta prima che il ragazzino finisse di aprire la borsa) e il mio fixer non si è presentato dicendo che non può uscire di casa perché il suo quartiere è troppo pericoloso. Almeno dieci negozianti mi hanno fermato dicendo Gringa, greve polizia: muito peligroso, fica em hotel (Gringa, sciopero della polizia: molto pericoloso, stai in hotel) e la tipa del bar in cui stavo mangiando mi ha sequestrato l’iPhone dicendo che è troppo pericoloso che lo tenga io in luoghi pubblici.
Se arrivo a domattina e batto lo sciopero della pula sono un highlander (forse).

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