Posts Tagged salvador de bahia

Bahia/Dispacci #4

Sono uscita all’alba prima che il panico generale per lo sciopero della polizia si facesse largo anche in me, mio malgrado. Tutto era quieto. I primi negri stavano aprendo le loro botteghe, spingendo i miseri baracchini al ritmo di Bob Marley o leggendo i giornali al fresco dell’atrio dei palazzi della Ladeira.
C’era un’energia intensa nell’aria, una calma ferma e satura di storia. Mi sono seduta per terra al centro del Pelourinho, dove fino a 140 anni fa gli schiavi venivano venduti, con i cavalli e gli acarajé, e ho messo le mani aperte sui ciottoli, cercando di assorbire l’energia della terra.
Tre minuti di condivisione totale.
Mi sono sentita bene.

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Bahia/Dispacci #2

Con la consueta fortuna del principiante, sono arrivata a Salvador de Bahia in coincidenza del peggiore greve, sciopero, della polizia in anni. In molti posti del mondo la notizia passerebbe indifferente, da qualche parte potrebbe quasi essere esaltante: qui è un fatto che modifica la geografia urbana e le abitudini di residenti e turisti. Negozi e musei sono chiusi, i viaggiatori restano negli alberghi, caldamente consigliati dai gestori, i taxi non vogliono partire.
Non mi è chiaro se la città sia realmente così pericolosa, è certo che qui si vedono le scene tipiche dei film – bimbi scalzi, elemosina, vita di strada; ma anche una gioia di vivere straordinaria e contagiosa – ed è certo anche che la polizia si da molto da fare. Ieri sera sono finita per caso dentro una retata, improvvisata dagli agenti in un vicoletto appena laterale rispetto alla rua della festa: mi hanno lasciato andare dopo pochissimo, e non avevo nemmeno i documenti con me, immagino soltanto perché sono bianca ed evidentemente turista, ma i ragazzi del quartiere hanno passato una mezz’oretta poco simpatica, anche se immagino abbastanza di routine per loro.
Comunque sia, stamane senza la polizia io sono uscita lo stesso, siglando un compromesso con me stessa: fuori dalle zone turistiche solo taxi.
Bilancio non male. Finora al mercato principale hanno provato a scipparmi (ma me ne sono accorta prima che il ragazzino finisse di aprire la borsa) e il mio fixer non si è presentato dicendo che non può uscire di casa perché il suo quartiere è troppo pericoloso. Almeno dieci negozianti mi hanno fermato dicendo Gringa, greve polizia: muito peligroso, fica em hotel (Gringa, sciopero della polizia: molto pericoloso, stai in hotel) e la tipa del bar in cui stavo mangiando mi ha sequestrato l’iPhone dicendo che è troppo pericoloso che lo tenga io in luoghi pubblici.
Se arrivo a domattina e batto lo sciopero della pula sono un highlander (forse).

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Rio-Bahia/Dispacci #1

Stavo per scrivere un post su come ho passato otto ore all’aeroporto di Rio trascinandomi da una coda all’altra e parlando un creolo anglo-italo-ispano-portoghese per capire se il mio aereo sarebbe mai partito (risposta standard: Aguarda, aspetta) e dove avessero spedito il mio zaino nel frattempo, ma poi sono in effetti arrivata a Bahia, che mi ha accolto con la festa del carmo e una roda di samba, e la bellezza stupefacente di questo posto e di questa gente mi ha lasciato totalmente disarmata e senza altre parole.
Un effetto così me lo aveva fatto solo New Orleans nella vita. E non deve essere un caso che siano stati i due centri nevralgici della tratta degli schiavi che qui hanno lasciato anima, cultura, musica.
Più Pelourinho per tutti.

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