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Gioventù bruciata
Posted by gea in gea and the city, lavorare (stanca, ma stanca di più non lavorare) on May 17, 2017
Certo, viene la tentazione di ricondurre tutto agli estremi opposti: Bologna e Milano, Deleuze e il fondo Algebris, il fascino suadente della gioventù ribelle e quello discreto della borghesia rampante.
Ma sono abbastanza onesta – e troppo debitrice alla prima triade – per sapere che è una scorciatoia. D’altronde, oggi, ogni volta che arrivo a Roma scendendo da un Frecciarossa con i tacchi, l’iPad e un qualche orpello addosso, lo sfottò di Falco mi lambisce appena: Anvedi questa, ma tu te la ricordi che stava sempre col manifesto seduta su’n gradino a legge’.
Il mio Manifesto oggi è il segno dell’abbronzatura da Birkenstok da maggio a ottobre, ché nelle riunioni formali con scarpa décolleté e pubblico incravattato risulta sempre abbastanza controcultura: ognuno ha i simboli che si merita. E con gli opposti estremi, a una certa età, si fa quasi la pace.
Eppure, per tornare al punto, ammetto di non avere una spiegazione. E di non darmene pace. Incappo in queste foto profilo di non ancora trentenni che si presentano su Facebook sullo sfondo di cene da champagne e tavolo prenotato al Just Cavalli, giacca e camicia, sorrisi Colgate e mascella che bacia con passione. Si vede, sono bravi. Dicono performante, di sicuro. Challenging. Fittare (no, non sfogliate il vocabolario: nel migliore del mondo possibile si potrebbe usare “attagliare”).
Sono brave persone, ne ho incontrati parecchi. Ci credono molto. Consumano l’euro in tasca con l’agilità di chi pensa e sogna di farne tanti. Vanno in vacanza a Miami – se possono. O in Puglia – se Miami è irraggiungibile. Hanno studiato bene, sposeranno meglio.
E sarà un ideale romantico, segno passatista di una che non ha più 30 anni ma solo la nostalgia di quando li aveva, o forse un discorso di decoro urbano – meno gilet trapuntati svolazzanti su Tmax in rincorsa e più aiuole – ma ecco, io la perfezione delle giovane promesse che sul loro profilo Facebook non ci trovi niente di imbarazzante se non la qualità intellettuale delle cose condivise non la sopporto. Per ragioni personali: sono sempre stata l’opposto di così. L’anno scorso uno studente mi si è presentato all’esame con una maglietta dei Joy Division, in mezzo a un oceano di Mini cooper in Rayban a goccia, e mi son trovata a sperare che il suo compito fosse buono. Ma anche per ragioni socio-economiche: la perfezione ci porterà al fallimento, lo spiegano persino le statistiche sulle ricette infallibili del Fondo monetario.
Il problema è che, a uno che ha 30 anni e si specchia in se stesso, spiegarlo è difficile. E poi magari non ha nemmeno mai sentito una canzone di Neil Young, e io in quei casi divento proprio intollerante.
Soundtrack: Old man
Old man take a look at my life
I’m a lot like you
I need someone to love me the whole day through
Ah, one look in my eyes and you can tell that’s true