Sto seguendo con molta attenzione la vicenda di Clegg, in Gran Bretagna. Da giorni penso che dovrei scriverne qualcosa, non fosse altro perché i reportage dei quotidiani italiani sono al limite dell’imbarazzante: basta dare un occhio a quelli inglesi per rendersi conto di quanto ci si darebbe da dire e non viene detto. La favolosa vita del corrispondente.
Clegg è il quarantatreenne (ripeto: qua-ran-ta-tre-en-ne) leader dei Liberali britannici, il famoso terzo partito nato da una costola del Labour decenni fa, che si candida a rivoluzionare lo scenario politico dopo aver sconvolto una campagna elettorale che sembrava già tracciata e stabilita senza possibilità di errori (ricordo articoli datati 2008: “Novità tra i Tory: il giovanissimo Cameron scelto per battere il Labour alle prossime consultazioni”. Povero Cameron, fa quasi pena oggi). Qualche dato sparso: figlio di un’olandese, sposato con una spagnola, Nick Clegg a 33 anni già lavorava per la UE dopo laurea e specializzazione tra Oxford e Cambridge; europeista convinto, parla cinque lingue e vive nei quartieri nord di Londra, quelli cioè dove esistono supermercati, pompe di benzina e deli-pakistani, ovvero dove sta la gente normale.
Si è imposto all’attenzione dei media e della gente guadagnandosi un posto nel primo dibattito televisivo della storia politica britannica; sapendo di non avere niente da perdere è andato tranquillo e sicuro di sé, spiazzando gli altri due e uscendo vincente nella percezione degli spettatori. Da allora è stato un gioco a rialzo nei sondaggi, alimentato dal suo trottare in lungo e in largo per comizi e incontri con chiunque, dagli studenti ai militari. Anche se non è ancora chiaro se sarà lui a prendere più voti nelle consultazioni di giovedì prossimo (i sondaggi dicono di sì, ma c’è un problema di ripartizione dei collegi a favore del Labour; inoltre il segreto dell’urna riserva sempre qualche sorpresa, come gli italiani sanno fin troppo bene), è però chiarissimo che sarà lui l’uomo chiave della prossima legislatura: né i Tory né il Labour potranno probabilmente creare un Governo senza il suo appoggio e se, come appare molto probabile, la “Grande Coalizione” si farà tra i Liberali e i Laburisti, Clegg si prenderà la libertà di mandare via Brown, detestato praticamente da chiunque.
A quelli come noi abituati a barcamenarsi tra le case con vista Colosseo a 3mila euro al metro quadro e i lunghi coltelli affilati nei loft, il personaggio di Nick Clegg sembra arrivare da Plutone, e questo a prescindere dal suo manifesto politico – peraltro molto interessante, anche se un po’ deficitario sul piano della chiarezza economica: regolarizzazione massiccia degli immigrati sul territorio, contenimento del deficit pubblico tramite tagli di spesa, convinta adesione alla UE, ruolo chiave della spesa sociale, spostamento verso un sistema proporzionale. Il Regno Unito è il Paese europeo più ingessato in un bipartitismo che sa di muffa, nonostante la spinta progressista dei primi due mandati di Blair; una nazione – un’isola, in tutti i sensi – ripiegata su se stessa, che guarda all’Europa con un misto di diffidenza e altezzosità, pur senza avere il coraggio di chiamarsene fuori. L’ascesa e la probabile affermazione di uno come Clegg potrebbe mandare in crisi l’intero sistema, portandolo a una svolta epocale.
Il fattore interessante è però come questo sia possibile: l’esistenza stessa dell’uomo nuovo e il suo radicamento tra la gente sono cose sconosciute agli italiani che anelano al bipartitismo come se fosse acqua nel deserto. Da noi di uomini nuovi non se ne vedono in giro da decenni – se si esclude Bossi e l’armata padana, ormai però stabile al potere da 15 anni – e quando qualcuno prova a farsi avanti i partiti sono solerti nel farlo uscire di scena (si veda il tentativo dalemiano di far fuori Vendola in Puglia). E’ certo vero che qualsiasi situazione sembra migliore dall’esterno che dall’interno – lo scandalo dei rimborsi spese britannici due anni fa ha rivelato al mondo che l’abuso di potere non è prerogativa solo degli italiani pizza-mafia e mandolino – ma dire che il terremoto politico inglese assomiglia per noi a una chimera è quantomeno realistico. A leggere i racconti appassionati dei quotidiani d’Oltremanica viene invidia: da noi i soli pezzi appassionati sono i coccodrilli per personaggi che si spengono dopo 60 anni di onorata carriera. Senza che il loro posto venga preso da altri, naturalmente.
#1 by momo on May 3, 2010 - 16:22
Odio gli inglesi, partiamo da questa premessa. E a ragione, non sono preconcetti.
Cmq sono stanco e non riuscirei articolare un discorso fluido. Quindi, un paio di note sfuse:
– “…guarda all’Europa con un misto di diffidenza e altezzosità, pur senza avere il coraggio di chiamarsene fuori.”
Capiamoci, se anche volessero entrare, dovrebbero trovare un accettazione dall’altra parte. Difficile. Proprio se mai vado su FB e fondo “Troviamo un 1,000,000 di persone che vengono con me a mettere una carica di tritolo sotto il tunnel della Manica”.
E le trovo.
– “.. agli italiani che anelano al bipartitismo…” di che italiani parli?
– il mito politico inglese non e’ Blair, e’ la Tatcher.
Una vecchia zitellina raggrinzita che li sculacciava sul culo con un frustino. E loro gongolavano. Hanno sempre avuto una passione per il BDSM.
– l’introduzione in UK del bidet e’ nel programma di Clegg? Sarebbe l’unica differenza che trovo tra un inglese qualunque e una persona civilizzata.
– non ti basta? Hai mai visto un inglese lavare i piatti? Prendi piatto, immersione in acqua insaponata lurida, sciacquo volante. etvoila, piatto inglese pulito.
Servono altri esempi della inferiorita’ inglese?
#2 by gea on May 3, 2010 - 16:25
Me ne sto del punto 1, il più significativo direi: troverebbero sì, banalmente perché abbiamo parecchio bisogno della loro solidità economica. Grecia docet.
(probabile che in casa di Clegg ci sia il bidet, i suoi suoceri sono spagnoli).
#3 by momo on May 3, 2010 - 17:50
mi sbagliero, ma credo il caso Grecia sara’ virale.. adesso chiunque salta chiedera’ soldi, e la lista si sta allungando.
Per carita’, non dico sia stato sbagliato il bail out per la Grecia, ma rischia di creare un discreto effetto domino, in area euro.
Non sono un economista, ma IMO la solidita’ inglese viene dall’essere rimasti isolati finora, se gli levi anche quello, non gli rimane manco piu il detersivo per i piatti per fare i loro fantastici lavaggi volanti.
Ma sono al sicuro, con me e miei milioni di amici su Facebook.
#4 by gea on May 3, 2010 - 18:26
appunto, è questo il punto: se l’Uk decidessi di mettere davvero un piede in Europa, l’Europa accoglierebbe gli amici britannici a braccia aperte, desiderosa di appoggiarsi alla loro solidità costruita nell’isolamento. Proprio per questo all’isolamento non rinunciano nemmeno per sbaglio.
#5 by giovanni on May 3, 2010 - 18:56
Cara Gea,
tempo fa ho letto un interessante post dedicato all’astro nascente Nick Clegg, su Disambiguando, il blog della Prof. Giovanna Cosenza…
http://giovannacosenza.wordpress.com/2010/04/19/un-obama-inglese/#comments
Sul fatto che noi italiani non accettiamo di buon grado ‘homines novi’, beh si può dire che ci siamo fatti incantare da uno che si è presentato come homo novus e l’incanto ormai è ipnosi..
Io ad esmpio S.B. non lo sopporto, non tollero i modi posticci della sua gestualità, però il suo sorrisone plastico e la finta commozione mentre ascolta la sua interpretazione di Que reste-t-il de nos amours? ospite da Bonolis, beh quello cattura anche me… 😀
Una buona serata!
#6 by gea on May 3, 2010 - 19:10
Uhuh, per fortuna me la sono persa l’ospitata di Bonolis.
Visto il link della Cosenza, hai guardato il filmato? Io ho visto i primi due dibattiti in Inghilterra, ero lì in quei giorni, e davvero la differenza tra Clegg e gli altri era significativa. Poi magari è un fuoco fatuo, però fa impressione, specie in un paese così.
#7 by momo on May 3, 2010 - 21:27
Non ho sentito Clegg. Ho solo letto qualcosina sull’Economist
Ma mi permetto un appunto, forse slegato: a conti fatti, e’ stato un miglior presidente Nixon di JFK, nonostante il famoso dibattito TV (perso da Nixon). Per carita, God bless Kissinger; ma non si governa da soli (BB a parte).
Dico io.
Ah, due parole su Gordon Brown: agnello pasquale.
#8 by gea on May 4, 2010 - 10:13
Vabbé, a parte che fare i conti con Kennedy è difficile, visto che ha fatto nemmeno 3 anni di presidenza, ma il punto non è quello. Voglio dire che non sto cercando di dire che Clegg sarebbe un primo ministro fantastico o che sposo la sua politica; dico che è sorprendente come in un Paese così ingessato sia venuta fuori una terza via, che in così poco tempo ha guadagnato così tanto peso. Soprattutto, poi, dico che mi rammarico molto perché da noi pare impossibile che succeda, al limite ci arrivano gli uomini della provvidenza.
#9 by gea on May 5, 2010 - 10:25
questo link spiega tutto, e molto meglio di me
http://bit.ly/aohNNR
#10 by momo on May 10, 2010 - 16:17
l’uomo nuovo non ha funzionato… alla fine lo stallo e’ piu’ per la vicinanza tra tories e whigs che altro.
Pazzesco si stanno Italianizzando, con i Dem a fare da Lega. Ficata!
#11 by momo on May 10, 2010 - 16:19
errore.. intendevo Labour non Whigs
#12 by gea on May 10, 2010 - 16:58
sì, voti sotto le aspettative, ma non direi proprio che ha fallito: il futuro governo dipende da lui, sta a lui scegliere se scaricare i tory o meno, il labour è lì che aspetta e prega…
#13 by momo on May 11, 2010 - 07:40
ok, ma questo cul-de-sac sarebbe successo anche senza di lui… si e’ assottigliato il divario tra destra e sinistra, un po come con l’ultimo Prodi.
#14 by Chicco on May 11, 2010 - 13:31
Mi sfugge una cosa…chi è che ha un economia forte e che sarebbe benvenuto in europa? L’inghilterra????? No grazie abbiamo già la grecia che scoppia, un’altra bomba innescata è meglio di no…
#15 by momo on May 11, 2010 - 14:44
tu sei di parte… come me del resto
#16 by momo on May 13, 2010 - 08:39
beh, ministro degli esteri euroscettico, gia confermato che la sterlina rimane..
mi sa che per sta volta non ce l’ha fatta a cambiare tanto le cose. Bravo ad averci provato in ogni caso.