Ho un po’ di domande


Ma se uno è disposto a spendere tutto quello che ha, a rischiare la propria pelle, quella della propria famiglia e persino quella del bambino che porta in grembo, per attraversare il Mediterraneo e venire in Italia, come si fa a pensare di rimandarlo indietro?
Non è abbastanza per capire che  “indietro” non c’è vita né futuro? Se uno avesse alternative, sceglierebbe di abbandonare tutto per venire qui e poi magari rimanere detenuto in galere altrimenti chiamate per mesi?
E, ancora, il fatto che il tappo nord africano sia saltato e l’ondata migratoria stia ingrossando di ora in ora  non significa forse che fino a ieri abbiamo confinato questi migranti in un posto di morte? Dal quale hanno iniziato a scappare non appena possibile?
E possibile che un Paese come l’Italia che tollera la mafia, la ‘ndrangheta, la corruzione, i baby killer, il lavoro nero non riesca  a gestire qualche migliaia di persone?  Cosa spaventa la famiglia piccolo borghese, medio borghese e aristocratica: che i tunisini rubino loro il lavoro che non vogliono fare? Che gli sposino le figlie? Che preghino Allah mentre il papa recita l’Angelus?
E l’Europa, l’Europa della libera circolazione delle merci, come pensa di avere alcuna autorevolezza finché non rende liberi di circolare gli uomini? L’Europa pronta a far entrare nel suo circolo la Turchia – quattrini, controllo, sponda a est – ma spaventata dai ben più vicini tunisini, non si vergogna almeno un po’?

  1. avatar

    #1 by momo on March 27, 2011 - 17:26

    mi scuserai se dico che le tue domande suonano quantomai retoriche.. di conseguenza la mia risposta sara’ altrettanto retorica.
    La riassumo in due punti. Primo, la xenofobia, nel senso generale e non necessariamento negativo, spinge al rigetto di barconi traboccanti di maschi alfa (come ha detto Zoro la settimana scorsa); le mamme ci saranno, ma non ho visto tanti babini e donne nei video di Lampedusa i questi giorni.
    Rubare il lavoro no, ma le figlie e i soldi, quello forse si che fa paura.
    Secondo la convenienza politico-economica: passi la Libia col petrolio (ma mi sa che ci siamo mossi un po tardi pure per quello), ma Tunisia e Egitto, non vedo cosa abbiano da offrirci a parte Sharm e Hammamet… Non e’ la mia posizione personale, ma questo e’.
    La verita e’ che i campi di concentramento di Gheddafi ci facevano molto comodo, erano il nostro tappetto sotto cui spazzare la polvere. La nostra (italiana) speranza e’ che chiunque si sieda a Tripoli finito il casino rimetta il tappeto dove lo ha trovato.. senno i rientri organizziamoli a berlino, Parigi e Londra.

  2. avatar

    #2 by gea on March 27, 2011 - 21:25

    ti scuserò, ça va sans dire, ma ovviamente non le ritengo tali. La difficoltà a fornire risposte concrete le fa bollare come retoriche; di fatto, ti segnalo che mi hai scritto perché andiamo a fare la guerra in Libia – cosa che purtroppo è fin troppo nota – ma non come sia moralmente possibile concedere la libera circolazione delle merci ma non alle persone.
    Come dire nico che in realtà le risposte sono troppo complesse, o forse troppo facili. La gente è egoista, vuole stare bene senza doversi preoccupare degli altri. Nessuno, in primis i cattolici del “semo tutti fratelli”, sono realmente interessati all’ingiustizia indicibile insita nel fatto che se hai avuto la sfiga di nascere nel posto sbagliato allora la tua vita è segnata per sempre: questo sì un peccato originario.
    Nessuno si sente in dovere di capire che i confini li abbiamo tracciati noi, più che la natura o dio – e quindi siamo noi a tagliare fuori chi sta peggio, scientemente e in modo continuativo. E siamo sempre noi oltretutto che siamo andati in Africa a prenderci i diamanti e il petrolio e a gettargli le scorie radioattive O che abbiamo sostenuto dittatori tremendi perché mantenessero la gente quieta. Salvo poi dire: no grazie, da noi non c’è posto.
    Com’è che queste cose la politica, i cittadini, gli insegnanti non le capiscono o, meglio, non le vogliono dire?

  3. avatar

    #3 by momo on March 28, 2011 - 07:28

    Alt. Qua mi sembri un po Celentano (senza errori ortografici)…
    Rispondo per punti, ma solo per aiutarmi:

    – l’ingiustizia nel mondo: questa espressione fa subito negretto con la pancia gonfia e le mosche intorno.
    Il discorso su cosa “abbiamo” fatto in Africa mi lascia sempre molto perplesso: e’ un totem di quelli che dici te, comodo da agitare durante un’angelus (o un comizio).
    L’ingiustizia nel mondo, no, non frega a nessuno, perche’ e’ un concetto molto fumoso: la disparita’ nello sfruttamento delle risorse e’ un ingiustizia che va avanti quanto il mondo.
    La risposta, vera? si chiama decrescita, ma credo che non interessi a nessuno, cristiano o non, che debba rinunciare per la sua lotta etica a viaggiare in aereo, mangiare sushi, comprare un cd.

    – la guerra: i dittatori a volte li abbiamo messi noi, a volte ci sono finiti come effetto della decolonizzazione, alcuni ce li hanno messi pure i russi. Quindi? Di che stiamo a parlare? la Libia, o la Republica Centroafricana, la Somalia, il Myanmar? Se protestiamo per la pace, facciamolo tout-court (ma non mi sembra il caso). Se protestiamo per la Libia, facciamolo per la Libia: e NO, Gheddafi non l’abbiamo messo “noi”.

    – Solidarieta’: la solidarieta’ e’ fica, ma come il nucleare, solo se “not in my backyard”; e questo vale per tutti: cristiani, mussulmani, atei.
    La solidarieta’ la si fa con le persone vicine, non con quelle lontane. Quindi solidarieta’ la si fa andando a stare la, o con quelli che stanno qua; per “qua” non intendo Lampedusa, intendo “qua” sotto casa; con quelli che ci rompono i coglioni per intenderci.

    Scusami di nuovo, ma la propaganda “heal the world” a mio avviso e’ la cosa piu deleteria per riapondere a tutte “queste ingiustizie”. E te lo sto dicendo pur condividendo (gran parte del) tuo pensiero.
    Pero io invece spero che gli insegnanti siano piu preoccupati all’integrazione dei loro alunni stranieri che allo spiegare il colonialismo; e che i cittadini imparino e insegnino la convivenza coi loro vicini e colleghi di lavoro neri, piuttosto che organizzare marce contro la guerra. I politici, beh, hanno smesso da tempo di essere niente piu’ che un teatro di pupi.

    Concludo. Anche per il caso di sti cazzo di clandestini, alla fine di tutto, tra un anno, due, quando saranno tutti sommersi nella clandestinita’ italiana, senza giornali a farli vedere, credo che la risposta vera di integrazione e solidarieta’ arrivera’ dalle piccole realta’: quelle in cui vivranno (o meglio tireranno a campare). Per dire, e’ quello che a Chiavari fa il Centro d’ascolto della Caritas – perche’ si’ mi piace ricordarlo, ci sono anche cristiani che se voleno bbene davero.

  4. avatar

    #4 by gea on March 28, 2011 - 07:45

    Due cose. Ma cosa c’entrano il colonialismo italiano e la propaganda heal the world?
    Intendiamoci, condivido gran parte quello che dici (e la decrescita è la strada, l’ho scritto anche pochi post più in giù), ma io non mi sto focalizzando sulla Libia, pensavo fosse chiaro. Il problema dell’ondata migratoria oggi non è la libia: la gente arriva da dappertutto. Tolto il tappo di Gheddafi, i barconi hanno iniziato a partire.
    Io non sto parlando di chi ha messo lì raìs, ma della generale situazione africana (il riferimento alle scorie radioattive, per dire). Il punto è che richiede uno sforzo di pensiero grande riuscire a passare dal piccolo al grande: riflettere sulla condizione africana tout court non vuol dire rinunciare a prendersi cura del vicino, ma cercare di capire perché succede ed evitarlo nel futuro.
    Ci vuole educazione, riflessione e coscienza, non solo solidarietà. Altrimenti puoi aiutare il tuo vicino nero, ma ce ne saranno sempre di nuovi e tu non riuscirai a curarli tutti.
    Secondo punto. Ma chi ha parlato di marce della pace o heal the world? Non confondere le acque, se no fai il gioco del leghista. Io voglio che gli insegnanti insegnino la storia e la convivenza, non che organizzino la marcia della pace (che, comunque, non fanno mai male). Voglio essere più chiara: io in questo caso penso si dovesse intervenire in Libia. IN modo diverso e prima – cioè entrando nel paese e ammazzando gheddafi con 5 agenti scelti – ma si doveva fare. Ma tutto il mio ragionamento esula dalla LIbia, va molto più in là: alle ipocrisie fondative dell’Unione europea all’ignoranza del Paese e via discorrendo.

  5. avatar

    #5 by momo on March 28, 2011 - 08:08

    ora ho capito meglio cosa vuoi dire, credo.
    Rimane che quel parlare della “situazione africana” non mi piace; spiego meglio il mio punto di vista (anche se l’argomento e’ piu che vasto e impossibile da esaurire): con l’Africa c’e’ poco da fare.
    Un po’ perche’ e’ un pentolone con dentro di tutto; sicuramente lo sfruttamento occcidentale e’ una bruttissima piaga, ma non c’e’ solo quello.
    Va detto pure che, seppure gli stimoli siano “occidentali”, quelli si ammazzano col machete tra di loro in autonomia – e lo hanno sempre fatto. Prendono i bambini, li fanno uccidere i genitori per iniziargli il lavaggio del cervello da guerriglieri. Ciad, Rwanda, Angola… l’Africa e’ grande ma le storie che ho letto sono tutte molto simili.
    Non voglio farli passare per selvaggi, ma il punto e’ che un approccio “portiamogli l’istruzione”, che cmq condivido, per quello che so non sempre ha dato buoni risultati. O almeno e’ come svuotare il mare con un secchio.
    In piu’ (metto su lo sguardo cinico) potrebbe essere costoso, oltre che causarci un aumento dei prezzi delle materie prime.
    Da un mero punto di vista politico, non vedo perche’ dovremmo intervenire, in alcuna maniera, vedo solo svantaggi; e’ vero, noi ci becchiamo lo spurgo dei migranti, ma li con una mitragliata dalle motovette dovremmo cavarcela (vedi Spagna).

    Torno al punto iniziale: posso capire la tua domanda “nessuno si sente in dovere di fare nulla?”, ma la risposta rimane quella “No, perche’ dovrei”. Ai miei occhi (che vorrebbero essere) disincantati, la tua domanda suona rabbiosa, ma un po ingenua; o, come dicevo prima, retorica.

  6. avatar

    #6 by scanna on April 1, 2011 - 17:10

    Ma soprattutto perchè la marina spagnola spara sulle barche dei profughi che cercano di entrare nelle acque territoriali della spagna? perchè il governo francese chiude le frontiere agli immigrati? Perchè i profughi vengono tutti in italia quando potrebbero tranqullamente far rotta verso i paesi degli idealisti zapatero e sarkozy(butta bombe sui dittatori… a buona ragione… ci mancherebbe… però chiude le frontiere ai dispetati che scappano dai territori bombardati)? per favore… siamo i più presi per il culo d’europa… e a buona ragione… per una volta sono d’accordo con il futuro malmenato momo…

(will not be published)