L’aggravante

Come quelli che ti mandano manciate di sms al giorno, Ho voglia di vederti andiamo a bere una birra ci tengo un casino puoi oggi?, poi la sera che ‘sta birra te la bevi davvero incroci un amico che gli dice Oh ma vivete ancora lì tu e la tua morosa?
e la risposta imbarazzata è Sì certo,
e tu dici Ma sono scema io o un demente vero tu?
e la risposta ovviamente è scema io, non perché lui sia non un demente, ma perché che cazzo ci faccio fuori con questo che ha l’attrattiva di un blocco di ghisa solo con in più l’aggravante di votare Bersani?

3 Comments

Nomenklatura

Mi hanno chiamato a moderare un dibattito moderatamente di rilievo (fatemi fare la paracula: mettete pd + me stessa + mediterraneo, e spunta fuori).
Dirò qui perché penso di non modernarne mai più un altro: perché ti chiamano per farti sigillare i loro piccoli comizi rendendoti inevitabilmente di parte.
Dirò qui perché potrei tornarci: per vedere l’apparato da dietro le quinte. E imparare cose che noi umani non sapremo mai.
Nomenklatura: viaggio tra i tavoli buoni del Pd

No Comments

Chi tutto, chi niente

La differenza tra la stampa americana e quella italiana è in questo strepitoso pezzo di Micheal Lewis per Vanity Fair Usa.
Ha passato sei mesi con Obama, tra la Casa Bianca, l’Air force one e i campetti da basket. Ha scritto più o meno 100 mila battute, direi una quindicina di pagine fitte.
La storia non è il servizio di copertina: sulla cover c’è andata un’inchiesta su Scientology con le rivelazioni di Katie Holmes.

No Comments

Fired up, ready to go

20120907-215236.jpg

Charlotte, North Virginia, 6 settembre 2012 Persone in attesa di ascoltare il discorso di Barack Obama alla convention democratica

No Comments

Sticky stamps

Ho comprato tanto di quel merchandising di Obama che adesso rientro a pieno diritto nella stampa liberal e progressive.
Ci manca solo che mi assuma il New York Times.

No Comments

Real love

Comunque la prossima volta che mi piace uno prima anche solo di uscirci una volta gli faccio un test. Se è disposto a mollare tutto e prendere per tre mesi in affitto una casa a new orleans, dimenticandosi di tutto il resto e passando le giornate tra il fiume e i locali in cui si suona tutto il giorno, sono pronta a sposarlo.

No Comments

Postcards from a place I oughta live in one day

20120902-174141.jpg

20120902-174158.jpg

20120902-174215.jpg

20120902-174237.jpg

No Comments

Finché luce non ci separi

Certo che seduti in un bar – sempre lo stesso – con un menù fatto di birra caffè sei ostriche birra caffè sei ostriche, non è facile dire perché questa città ha dentro un’energia che destabilizza e fa venire voglia di stare per strada a parlare con chiunque e di ridere da soli, ascoltando musica in ogni angolo, pensando a come spremere la notte ancora un po’, finché la luce non ci manderà tutti a dormire.
Qualcuno, sulla riva del vecchio fiume, ha già iniziato.

20120902-110620.jpg

No Comments

New Orleans, senza punti

Sarebbe giusto dire come ho guidato 12 ore da Tampa a New Orleans e sono arrivata in città e ancora non era tornata l’elettricità e la gente scappava dai sobborghi nerissimi in dieci sulle macchine per cercare riparo negli alberghi e quando finalmente sono arrivata al mio albergo la mia stanza non c’era più perché era stata data agli sfollati e una tizia larga centoventi centimetri più o meno gridava contro il consierge sudato marcio in piedi da 72 ore e l’unico bianco nel giro di cinquecento metri, un texano sbronzo da giorni presumibilmente, mi si è attaccato addosso e provava a prendermi la mano e mi ha chiesto nell’ordine di sposarlo dividere una camera scopare, e io nel panico cercavo un taxi per scappare a questo inferno e di taxi non ce ne erano più, e adesso 18 ore dopo sono in un bar al centesimo caffè e non riesco a raccontarlo meglio di così, per il momento.

No Comments

Tu chiamale, se vuoi, elezioni

20120830-013430.jpg

No Comments