questione di standard


Non so quanti racconti non ho iniziato a scrivere perché mi sembravano banali e già visti. Per non parlare di articoli di giornale: il 95% di quelli che per un istante penso di proporre a qualcuno sono cancellati di lì a poco dalla mia lista mentale. Se l’obiettivo è quello di far passare cose nuove e davvero belle (mi scuso per la pochezza dell’espressione, ma è quella più onnicomprensiva), una forma di autocensura è inevitabile e necessaria, almeno per non finire nel ciarpame che già quasi ci soffoca.

Poi però compro quotidiani e riviste a tonnellate e ci trovo dentro cose tremende: spunti spesso rubati a qualcun’altro, fatti vecchi di giorni presentati come novità, contributi di esperti le cui riflessioni rasentano il livello della discussione da bar. Oltre, naturalmente, alla difficoltà a prendere una posizione chiara e univoca sulle cose.

The Indipendent, quotidiano londinese che normalmente mi piace parecchio, esce oggi dopo un battage bestiale con un restyling e un secondo sfoglio interno – un po’ tipo R2 di Repubblica, per intenderci – strillato in prima pagina con toni più o meno di questo calibro: “The most complete  and inedite set of ideas, opinions, facts and images” e via discorrendo. Tanto per iniziare, si parte con una riflessione su questi giorni di blocco del traffico aereo, affidata a un eminente pensatore  inglese rimasto casualmente incastrato in Finlandia dopo una conferenza. Dopo essersi tonificato nella sauna, aver rinfrancato l’anima con un po’ di vodka d’oltreconfine ed essersi strafogato di tartine di paté di renna – in sostanza quello che sto facendo io; anzi, perché non l’hanno dato da scrivere a me? – il pensatore se ne esce con un diecimila caratteri, virgola più virgola meno, che sostanzialmente dicono questo:

1) abbiamo imparato una lezione: la natura è incontrollabile! (ma dai?)
2) le linee aeree moderne sono profondamente democratiche perché consentono a tutti di viaggiare
3) molte delle merci che oggi viaggiano via aria dovrebbero viaggiare via terra
4) le moderne tecnologie potrebbere consentire alle aziende di ridimensionare il numero di meeting vis à vis in favore di quelli virtuali
5) [corollario del precedente] vedersi faccia a faccia non è la stessa cosa che usare skype

Siete sopraffatti dalla portata del pensiero? Ecco, appunto. Che bisogno c’era di sprecare beni che scarseggiano come carta, tempo (incluso il mio) ed energia per infilare una serie tale di banalità? Alzi la mano chi queste cose non le ha già pensate e, peggio, non ha già deciso che fossero così scontate da non meritare di essere fissate su carta qualificandole come “contributo alla riflessione su un fenomeno”.

Probabilmente è tutta una questione di standard che uno si dà. Probabilmente sono io che sbaglio e dovrei smettere di scartare incipit e idee:  forse il desiderio di fare bene può diventare un ostacolo. Forse, inoltre, la visione dall’interno è fuorviante: tutto ti sembra già detto perché tu hai letto un miliardo di cose che probabilmente gli altri non hanno avuto per le mani, e a quel punto è difficile valutare il reale interesse di una cosa. Però proprio non mi riesce. Accettare il livello minimo, fare le stesse cose di quelli che penso facciano male, mi sembrerebbe una sconfitta.

E non so se sia orgoglio, consapevolezza o, invece, insicurezza.

update l’indomani, The Indipendent ha iniziato un’operazione politica-editoriale che la dice lunga sullo stato di salute del giornalismo oltre la Manica. Chapeau.


  1. avatar

    #1 by Luca Sognatore on April 22, 2010 - 13:00

    Siete sopraffatti dalla portata del pensiero?

    Facendo un paragone con i giornalisti nostrani, sì. Molti non sarebbero arrivati fino al punto 4 ed un certo numero (non esiguo) si sarebbe fermato all’1. Una piccola parte avrebbe perfino scomodato Dio.

  2. avatar

    #2 by gea on April 22, 2010 - 21:57

    Luca, sai che non risparmio nulla a nessuno, ma non condivido questo disfattismo a tutto campo. La mediocrità è purtroppo trasversale: il pezzo di cui sopra è mediocre, come lo sono spesso molti dei nostri giornalisti. Ma elevare le riflessioni dell’indipendent a uno stato che non hanno solo per dire che da noi è peggio mi sembra un po’ forzato, ecco.

  3. avatar

    #3 by Luca Sognatore on April 23, 2010 - 17:50

    Macché elevare. Piuttosto “sotterrare” dei giornalisti che non riescono neppure ad essere mediocri.

    [Ovviamente tu sei, secondo me, una spanna sopra molti tuoi colleghi, ma credo non ci sia bisogno di ricordartelo, no? 😉 ]

  4. avatar

    #4 by gea on April 23, 2010 - 23:51

    come non c’è bisogno, sai che l’autostima è il primo motore dello sviluppo?
    (grazie, comunque)

(will not be published)