Capita che ti svegli una mattina di agosto e un dente che non sapevi nemmeno di possedere decide di ricordarti la sua presenza aprendo le ostilità. E alla fine, nonostante la resistenza nei confronti delle cure mediche – specie quelle in emergenza, che nascondono sempre una qualche minaccia – ti ritrovi a sfogliare Internet in cerca di un dentista che il 6 agosto sia ancora nell’inferno di cemento della nostra amata Milano.
Buona notizia: esistono. Non solo quelli che lavorano tutto il mese – un po’ come me, insomma – ma quelli che lavorano twenyfourseven, per dirla con gli americani. Ventiquattro ore su 24, sette giorni su sette. Un po’ tipo il 7Eleven all’angolo, refugium peccatorum di molte notti e molti disperati.
Va da sé che il dentista twenyfourseven non è (ancora) quello che ha il Cayenne parcheggiato in garage e l’infermiera 90-60-90 che gli getta occhiate languide. Bensì un dominus che ha parcheggiato quattro o cinque neo-patentati dentisti in uno studio che sembra una caserma, una ecaudoregna alla reception e una slava a reggere i ferri del mestiere.
E tuttavia, superata la barriera linguistica (l’ho sempre detto che aver bevuto birre a Valencia per un anno pagata dall’università è stata una delle mie migliori scelte di sempre), con solerzia si accede sotto lo sguardo vigile dell’apprendista dentista. Che non conosce dubbi o esitazioni: Devitalizziamo.
– Ma come, ora?
– Certo non c’è tempo da perdere.
– Ma devitalizzare non è tipo l’ultima spiaggia?
– Signorina, c’è sempre l’estrazione. Vuole che glielo estragga?, chiede con sorriso da Shining.
Per l’amor di Dio, devitalizziamo.
L’operazione, a dirla tutta, è meglio del previsto: tre siringhe di anestesia e passa la paura (soprattutto, la consapevolezza). Quasi banale. Tanto che il neodentista 1, che armeggia in bocca, e il neodentista 2, che gioca su Facebook a pochi metri di distanza, hanno tempo di scambiare chiacchiere e amenità.
– Quindi dove vai in vacanza?
– In Turchia
– In Turchia?
– Già, costava poco
– Mi raccomando non mangiare niente di fresco. Solo roba in lattina. Quelli non hanno nemmeno le fogne: prendi il colera.
– Eh lo so lo so. Ma guarda, sono già stato una volta a Sarajevo: ho persino bevuto da una fontanella.
– Eh sì, ma può essere drammatico. Un mio amico è quasi morto in Thailandia per aver mangiato un’arancia.
[Inizio ad agitarmi, batto i piedi sul lettino]
– Signora, stia ferma
[Signora una cippa, ho 32 anni, pirla]
– Comunque dicevo: c’è da aver paura lì eh. Il mio amico poi è andato all’ospedale: gli hanno dato 24 pastiglie in un giorno.
– Lo so: io quando sono all’estero i denti me li lavo sempre con l’acqua minerale.
– E il ghiaccio nei cocktail? Ma lo sai che il mix di alcool e batteri del colera può ammazzarti?
– Sì sì ma io non tocco niente figurati: spiaggia, ristorante, discoteca e via.
– Ma non ti annoi un po’?
– Eh sì ma non c’è niente da vedere lì in Turchia. Niente. Niente in centinaia di chilometri.
Ridatemi il mio dente. Rivoglio il mio dolore. Meglio le ferite del corpo che quelle dell’anima.