Certo, viene la tentazione di ricondurre tutto agli estremi opposti: Bologna e Milano, Deleuze e il fondo Algebris, il fascino suadente della gioventù ribelle e quello discreto della borghesia rampante.
Ma sono abbastanza onesta – e troppo debitrice alla prima triade – per sapere che è una scorciatoia. D’altronde, oggi, ogni volta che arrivo a Roma scendendo da un Frecciarossa con i tacchi, l’iPad e un qualche orpello addosso, lo sfottò di Falco mi lambisce appena: Anvedi questa, ma tu te la ricordi che stava sempre col manifesto seduta su’n gradino a legge’.
Il mio Manifesto oggi è il segno dell’abbronzatura da Birkenstok da maggio a ottobre, ché nelle riunioni formali con scarpa décolleté e pubblico incravattato risulta sempre abbastanza controcultura: ognuno ha i simboli che si merita. E con gli opposti estremi, a una certa età, si fa quasi la pace.
Eppure, per tornare al punto, ammetto di non avere una spiegazione. E di non darmene pace. Incappo in queste foto profilo di non ancora trentenni che si presentano su Facebook sullo sfondo di cene da champagne e tavolo prenotato al Just Cavalli, giacca e camicia, sorrisi Colgate e mascella che bacia con passione. Si vede, sono bravi. Dicono performante, di sicuro. Challenging. Fittare (no, non sfogliate il vocabolario: nel migliore del mondo possibile si potrebbe usare “attagliare”).
Sono brave persone, ne ho incontrati parecchi. Ci credono molto. Consumano l’euro in tasca con l’agilità di chi pensa e sogna di farne tanti. Vanno in vacanza a Miami – se possono. O in Puglia – se Miami è irraggiungibile. Hanno studiato bene, sposeranno meglio.
E sarà un ideale romantico, segno passatista di una che non ha più 30 anni ma solo la nostalgia di quando li aveva, o forse un discorso di decoro urbano – meno gilet trapuntati svolazzanti su Tmax in rincorsa e più aiuole – ma ecco, io la perfezione delle giovane promesse che sul loro profilo Facebook non ci trovi niente di imbarazzante se non la qualità intellettuale delle cose condivise non la sopporto. Per ragioni personali: sono sempre stata l’opposto di così. L’anno scorso uno studente mi si è presentato all’esame con una maglietta dei Joy Division, in mezzo a un oceano di Mini cooper in Rayban a goccia, e mi son trovata a sperare che il suo compito fosse buono. Ma anche per ragioni socio-economiche: la perfezione ci porterà al fallimento, lo spiegano persino le statistiche sulle ricette infallibili del Fondo monetario.
Il problema è che, a uno che ha 30 anni e si specchia in se stesso, spiegarlo è difficile. E poi magari non ha nemmeno mai sentito una canzone di Neil Young, e io in quei casi divento proprio intollerante.
Soundtrack: Old man
Old man take a look at my life
I’m a lot like you
I need someone to love me the whole day through
Ah, one look in my eyes and you can tell that’s true