Mio nipote, 8 anni, mi ha comunicato con orgoglio quasi un po’ imbarazzato che sabato farà la sua prima confessione: stava studiando con molto impegno l’atto di dolore, infatti.
Mi sono chiesta che cosa abbia da confessare un bambino di 8 anni. E se sia sano, dopo che avrà detto con un po’ di paura al prete che ha fatto arrabbiare la mamma, fargli ripetere questa preghiera feudale:
Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, così infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo con il tuo Santo Aiuto di non offenderti mai più, ma di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
Se Dio esiste, difficilmente il suo amore per l’uomo si sostanzia in una schiera di bambini che ripetono perché peccando ho meritato i tuoi castighi. Se credessi in Dio, sarei assai arrabbiata per la preghiera imposta a mio nipote dalla sua Chiesa.
Atto di dolore (o di potere?)
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