Tutta panna


Ci sono alcune mattine che mi guardo allo specchio e mi spavento per la somiglianza con mia madre. Mi sto mettendo la matita intorno agli occhi e mi vedo lei, come nei miei primi ricordi di infanzia: io seduta sul bordo della vasca da bagno e lei che si trucca con la sigaretta sempre accesa appoggiata al mobiletto.

Uno dei più grandi rimpianti che ho è sapere che non mi ha visto donna. Tra tante altre cose che la vita non ci ha concesso, lei non ha avuto il tempo di vedermi smettere i panni dell’adolescente per diventare una giovane adulta che credo le sarebbe piaciuta. E io non ho avuto il tempo di godermi una quotidianità intima e rassicurante, il confronto costruttivo, la dolcezza dell’amore incondizionato.

Sono passati molti anni ormai e il vuoto che ha lasciato è diventato una presenza con cui ho imparato a convivere. Ma in questi primi giorni di autunno mi trovo a sognare che squilli il telefono e ci sia lei dall’altro capo della cornetta, a chiedermi come  è andato il lavoro e se ci beviamo una cioccolata calda.

Non si lamenterebbe nemmeno più che mi metto le sue cose, perché finalmente peso meno di lei.

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