Archive for category viaggi
Tampa 2012
Posted by gea in politica e dintorni, viaggi on August 28, 2012
Sapevatelo
Posted by gea in politica e dintorni, viaggi on August 28, 2012
Anno di grazia 2012, alla convention repubblicana di Tampa non c’è accesso internet wifi per la stampa. E la metà delle prese ethernet non funzionano.
Sapevatelo, voi che volevate votare Romney.
On the road again
Cosa si mette in valigia e per stare via venti giorni, passando tra aerei, greyhound, treni, feste parruccone dei democratici e divani degli sconosciuti, bettole a new orleans e persino il dannato tifone che arriva a Tampa proprio insieme a me?
Le invasioni barbariche
Quello che volevate sapere su Cipro, e nessuno vi ha mai detto
(Racconto edulcorato e contestualizzato delle peregrinazioni di due donne a bordo di un’auto di cui in breve hanno perso persino la targa)
Cipro bottom up – il Sud
Cipro: dalla costa meridionale arricchita dal turismo di massa ai territori del Nord occupati dai turchi nel 1974. Ovvero la dimostrazione che giusto-sbagliato e buoni-cattivi sono categorie su cui la storia tende a sbagliarsi spesso.
On va à Arles
Posted by gea in gea and the city, viaggi on July 4, 2012
Il potere liberatorio del fare una valigia ascoltando Bob Dylan.
Riverboom
Posted by gea in gea and the city, giornali e dintorni, libri, personaggi, viaggi on June 12, 2012
Chi non nutre il cervello ingrassa di noia.
Visit Riverboom.
Bruma, non nebbia
Posted by gea in gea and the city, viaggi on June 3, 2012
Ho passato metà della vita a cercare Genova. L’ho trovata a Lisbona, nel saliscendi affannato del tram 28, sul pavé sconnesso del barrio alto, con le porticine strette e i bicchieri fuori dagli uscii. L’ho incontrata a Barcellona, con lo sguardo affondato in scaglie di mare e il cicaleccio frenetico del lungomare, tra l’alba e il tramonto. L’ho scavata nei baretti di Siviglia e Madrid, tra le piastrelle sudicie e i bicchieri di birra mai pieni e mai vuoti, sempre pronti per un altro sorso. L’ho annusata a Bologna, nelle piazzette nascoste che ti colgono di sorpresa girato l’angolo, ed è sempre una festa.
Ma non sapevo cosa cercavo. E non sapevo che c’era già. Ho ignorato Genova per tutta la vita, anche se quel che resta della mia famiglia vive lì e lì ha sempre lavorato, se lì sono detentrice di un conto in banca e anche di parecchie rotture di palle burocratiche.
Poi ho scoperto Genova e ho capito tutto. Perché le foto di Giorgio Bergomi sono così belle e le canzoni di De André così struggenti. Perché Montale è il poeta più vero che abbia letto e i quadri di Musante così vibranti. Perché ho così bisogno dell’acqua per vivere e perché senza gli immigrati una città non è viva.
I vicoli di Genova sono un cortocircuito di gioia e dolore, odorano di rabbia, lotte e viaggi, gente ruvida in cerca di narratori e dolcezza. A Genova c’è la bruma, non la nebbia. Le piazze sono mangiate dalla saldesine e i palazzi raccontano di un impero ripiegato su se stesso, fiero e inamovibile.
Terapia per l’anima: camminare fino a perdersi per ritornare sempre nello stesso punto, ordinare un gotto e sprofondare nell’indolenza e nei mugugni.
Che poi, si sa, Paolo Conte aveva già cantato tutto.
P.S. Poesia sui muri, qui