Archive for category viaggi

Tampa 2012

Questa è la gente che nel 2012 vuole governare l’America

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Sapevatelo

Anno di grazia 2012, alla convention repubblicana di Tampa non c’è accesso internet wifi per la stampa. E la metà delle prese ethernet non funzionano.
Sapevatelo, voi che volevate votare Romney.

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On the road again

Cosa si mette in valigia e per stare via venti giorni, passando tra aerei, greyhound, treni, feste parruccone dei democratici e divani degli sconosciuti, bettole a new orleans e persino il dannato tifone che arriva a Tampa proprio insieme a me?

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Le invasioni barbariche

Quello che volevate sapere su Cipro, e nessuno vi ha mai detto
(Racconto edulcorato e contestualizzato delle peregrinazioni di due donne a bordo di un’auto di cui in breve hanno perso persino la targa)

Cipro, l’altra invasione

 

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Cipro bottom up – il Sud

Cipro: dalla costa meridionale arricchita dal turismo di massa ai territori del Nord occupati dai turchi nel 1974. Ovvero la dimostrazione che giusto-sbagliato e buoni-cattivi sono categorie su cui la storia tende a sbagliarsi spesso.

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Il Centro

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Il Nord

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On va à Arles

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Il potere liberatorio del fare una valigia ascoltando Bob Dylan.

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Riverboom

Chi non nutre il cervello ingrassa di noia.
Visit Riverboom.

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Bruma, non nebbia

Ho passato metà della vita a cercare Genova. L’ho trovata a Lisbona, nel saliscendi affannato del tram 28, sul pavé sconnesso del barrio alto, con le porticine strette e i bicchieri fuori dagli uscii. L’ho incontrata a Barcellona, con lo sguardo affondato in scaglie di mare e il cicaleccio frenetico del lungomare, tra l’alba e il tramonto. L’ho scavata nei baretti di Siviglia e Madrid, tra le piastrelle sudicie e i bicchieri di birra mai pieni e mai vuoti, sempre pronti per un altro sorso. L’ho annusata a Bologna, nelle piazzette nascoste che ti colgono di sorpresa girato l’angolo, ed è sempre una festa.
Ma non sapevo cosa cercavo. E non sapevo che c’era già. Ho ignorato Genova per tutta la vita, anche se quel che resta della mia famiglia vive lì e lì ha sempre lavorato, se lì sono detentrice di un conto in banca e anche di parecchie rotture di palle burocratiche.
Poi ho scoperto Genova e ho capito tutto. Perché le foto di Giorgio Bergomi sono così belle e le canzoni di De André così struggenti. Perché Montale è il poeta più vero che abbia letto e i quadri di Musante così vibranti. Perché ho così bisogno dell’acqua per vivere e perché senza gli immigrati una città non è viva.
I vicoli di Genova sono un cortocircuito di gioia e dolore, odorano di rabbia, lotte e viaggi, gente ruvida in cerca di narratori e dolcezza. A Genova c’è la bruma, non la nebbia. Le piazze sono mangiate dalla saldesine e i palazzi raccontano di un impero ripiegato su se stesso, fiero e inamovibile.
Terapia per l’anima: camminare fino a perdersi per ritornare sempre nello stesso punto, ordinare un gotto e sprofondare nell’indolenza e nei mugugni.
Che poi, si sa, Paolo Conte aveva già cantato tutto.

P.S. Poesia sui muri, qui

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