Archive for category viaggi
Rio/Dispacci #7
Poi ti chiedi qual è la differenza tra qualsiasi città al mondo e una in cui la giungla irrompe nel cemento e la natura si riprende i suoi spazi. Risposta fin troppo semplice: per esempio che a 200 metri dalla fermata del bus incappi in questi animali qui. E alla fine te ne vai tu, perché loro si sentono proprio a casa.
Rio/Dispacci #5
Posted by gea in Dispacci, gea and the city, viaggi on April 4, 2014
Non me ne capacito: Darwin mi deve una spiegazione. Perché dopo qualche giorno riesco a bere l’acqua del rubinetto, mi muovo in favela, parlo con chiunque e ho persino imparato a chiudere le porte dei taxi senza sbatterle – la cosa che li fa più imbestialire al mondo – ma per farmi muovermi a tempo di musica, qualunque essa sia, dovrebbero infilarmi un microchip gli alieni e telecomandarmi da Urano?
Ieri sera a Lapa matrone di 140 chili sembravano farfalle su tacchi a spillo, con il petto procace sodo come il marmo in un’unione mistica con le chiappe sopra le spalle, mentre io e i miei 51 chili di legno puro davano ginocchiate a un povero inconsapevole che si era offerto di farmi ballare. E non che non avessi assorbito cahipirinha a sufficienza a librare lo spirito; il corpo, tuttavia, me lo hanno imbalsamato precocemente.
Rio/Dispacci #4
Strani fenomeni di osmosi con l’ambiente: partito fotografo, si è trasformato in wife beater delle favelas (e ne va fiero).
Rio/ Dispacci #3
Posted by gea in Dispacci, politica e dintorni, viaggi on April 3, 2014
E quindi, Lula è stato un buon presidente?
Lula è arrivato che non aveva le scarpe, ora va in giro con quelle fatte a mano dagli italiani.
un tassista e il dono della sintesii
Rio/ Dispacci #2
Così, dopo aver passato la mattina a fare foto ai turisti che fanno foto al Cristo sul Corcovado e il pomeriggio a fare foto con un drone su Ipanema, ieri sera ci siamo buttati via al Plataforma, un posto di samba e capoeira che negli anni 70 certamente deve aver fatto la sua fortuna, ma per evitare il fallimento oggi raccoglie turisti dell’Est Europa e del Sud del mondo incanalati da tour operator scadenti.
Odore di muffa e stantìo, cahipirinhe calde (calde, sì) e carta da parati penzolante facevano da contorno a uno spettacolo in cui anche i migliori sembravano scimmiette ammaestrate nell’attesa del colpo grosso, qualcosa tipo il nano mirabolante o la donna cannone. E invece, due ore di ballerine di samba con le calze, per di più rotte, dopo, il colpo grosso si è presentato sotto forma di un pasciuto intrattenitore, con uno frack liso rosso e nel taschino due parole in ogni lingua, arrivato infine a salutare il pubblico in ceco, russo, bulgaro, ucraino. E quando è toccato all’italiano, con uno scatto da anguille Gabri, Edo e io siamo corsi verso il palco – esiste un video, ma lotterò per tenerlo segreto – a cantare Volare, più freak dei freak, con tanto di ombrellino alla Fred Astaire che Gabri ha recuperato non so dove nel tragitto tra le poltroncine di legno e il palco.
Penso che alla fine ci abbiano persino gridato Bravo, ma forse me lo sto inventando: trance da palcoscenico. E cahipirinha calda.
Rio / Dispacci # 1
All’aeroporto di Rio nessuno sembra essersi accorto che fra due mesi iniziano i mondiali e milioni di persone si riverseranno nella stanzetta col lineoleum consumato, sei sportelli di numero a fare il controllo passaporti e i doganieri che parlano tra di loro mentre stampano il foglio di ingresso.
A prima vista fiumi di parole sui massicci investimenti infrastrutturali per accogliere i visitatori paiono soltanto un’operazione per rassicurare noi ansiosi occidentali (e magari affidare qualche appalto).
Gli unici operai che ho visto al lavoro – ma sono appena arrivata – sono quelli che stamane alle sei hanno iniziato a trivellare fuori dalla mia finestra. Mi sono sporta a guardare rintronata dall’umidità e dal jet lag. Erano in sette: sei fermi immobile a chiacchierare e uno dietro alla macchina. Ahì Sudamerica.
La differenza sta nel con
Posted by gea in gea and the city, viaggi on March 23, 2014
Sai, se ripenso a tutto, mi sento una deficiente perfetta, non posso crederci…
Siamo due deficienti, non ti allarmare. La differenza è che fra una settimana saremo due deficienti con una caipirinha in mano e l’oceano in faccia.
L’oro di Dongo
Posted by gea in personaggi, politica e dintorni, viaggi on April 28, 2013
Siamo andati a Dongo, il 25 aprile. E poi a Mezzegra. E poi a Giulino di Mezzegra, dove Mussolini e la Petacci furono ammazzati.
Un signore ci ha raccontato una storia lunga, di un Paese in cui ancora non si sa la verità e la memoria sbiadisce col tempo.
Il paradosso di una Repubblica fondata su un mistero.
Pechino Dispacci #11
Credo che le foto del milite che fa la guardia al mausoleo di Mao e dei turisti in posa davanti all’Assemblea del popolo spieghino più cose di questo Paese di molte guide.
La differenza tra la Cina e le molte autocrazie pronte a scoppiare, o già scoppiate, sta in fondo tutta lì, nell’orgoglio con cui il cinese afferma la propria identità e differenza, e per cui è eternamente riconoscente al Grande Timoniere che ha riunificato il Paese ridandogli orgoglio e dignità.
Ovviamente le differenze non sono solo queste: qui, con un po’ di fortuna, si può stare bene e vivere una vita decente, con comodità crescenti e inimmaginabili fino a due decenni fa.
Il senso di progressione economica e la corsa verso il futuro annientano in molta parte il discorso politico e la richiesta di spazi di libertà maggiore: il Partito consente quasi tutto quello che uno che non ha mai avutoniente può desiderate. Il che, è implicito, non include la lettura del New York Times.
Come mi ha spiegato un insider, l’unica cosa che fa veramente incazzare la gente qui è quando l’arricchimento e gli abusi del governo limitano le possibilità dei singoli di arricchirsi e di progredire.
Dunque, la libertà di espressione, di informazione e persino di movimento al di fuori del territorio nazionale (il passaporto non è un documento: è un privilegio) sono ancora desideri di nicchia: una nicchia magari numericamente numerosa, per la consueta legge dei grandi numeri, ma credo onestamente ancora non statisticamente significativa.
Lo stesso insider ha aggiunto, e non mi pare un caso, che l’unica cosa che potrebbe fare saltare il tappo della Cina è l’arrestarsi della crescita economica nelle province interne, quelle per lo più ancora agricole e povere. Senza nulla da perdere, la gente di queste zone potrebbe scatenare un putiferio qualora la distanza tra sé e la popolazione elitaria delle città costiere (Shanghai su tutte) non dovesse colmarsi. Per la stessa ragione, a Shanghai (dove tutti hanno molto da perdere) oggi seguono con molta attenzione l’evoluzione della nuova guardia appena nominata alla guida della Cina per un decennio.
Se non sbaglieranno le loro scelte, probabilmente un altro decennio di pace è assicurato.
Pechino Dispacci #10 e tre quarti
Scorci.
L’uomo che fa la guardia al mausoleo di Mao (chiuso) e i turisti (cinesi) che si fanno le foto davanti al palazzo dell’Assemblea del popolo, piazza Tien An Men.