Archive for category gea and the city
San Paolo/Dispacci #3
Posted by gea in Dispacci, gea and the city, viaggi on April 23, 2014
Comunque volevo dirvi che sulla Paulista c’è un mimo che fa l’urlo di Munch. Nel senso che sta li sul suo piedistallo con la faccia scavata, le mani sul volto e la bocca semi aperta, imitando il quadro.
Prendere nota, se per caso tutto dovesse andare male…
Bahia/Dispacci #4
Posted by gea in Dispacci, gea and the city, politica e dintorni, viaggi on April 19, 2014
Sono uscita all’alba prima che il panico generale per lo sciopero della polizia si facesse largo anche in me, mio malgrado. Tutto era quieto. I primi negri stavano aprendo le loro botteghe, spingendo i miseri baracchini al ritmo di Bob Marley o leggendo i giornali al fresco dell’atrio dei palazzi della Ladeira.
C’era un’energia intensa nell’aria, una calma ferma e satura di storia. Mi sono seduta per terra al centro del Pelourinho, dove fino a 140 anni fa gli schiavi venivano venduti, con i cavalli e gli acarajé, e ho messo le mani aperte sui ciottoli, cercando di assorbire l’energia della terra.
Tre minuti di condivisione totale.
Mi sono sentita bene.
Bahia/Dispacci #3
Posted by gea in Dispacci, gea and the city, viaggi on April 19, 2014
Breve riassunto delle puntate precedenti.
Sono arrivata a Salvador de Bahia, 12 ore di meraviglia e poi lo sciopero della polizia: assalti agli autobus, saccheggi nei supermercati, negozi sigillati, città deserta, stranieri chiusi a chiave in alberghi e ostelli perché troppo pericoloso uscire.
Poi Dilma ha mandato questi, che a vederli così paiono anche simpatici ma giuro che non ci si sente tanto bene a essere circondati da ragazzetti col dito sul grilletto.
Stasera stavo finalmente uscendo per andare a mangiare qualcosa di diverso di carne secca e farofa, altrimenti detta sabbion o segatura, che sono arrivati qui da Brasilia per arrestare il capo dei poliziotti scioperanti accusandolo di crimini contro la sicurezza nazionale; in dieci minuti le strade si sono di nuovo svuotate, i tassisti hanno ripreso a bruciare i rossi e quello che mi ha scaricato in piazza mi ha detto buona fortuna per il tratto di strada tra la piazza e l’ostello.
Ecco, direi che sono pronta ad andare via.
Rio/Dispacci #11
Posted by gea in Dispacci, gea and the city, musica, personaggi, viaggi on April 13, 2014
Subtitle: Dov’è il Grande Gatsby?
Per non finire incasellati nello stereotipo “giornalisti europei che passano le loro giornate in favela”, rischio peraltro abbastanza recondito, ieri abbiamo accettato l’invito a un pool party ; meglio a una festa in piscina in magione coloniale circondata da foresta semi tropicale di proprietà di francesi – che l’avranno comprata per noccioline dieci anni fa – a due passi da casa nostra (due passi che ho percorso scalza, tanto per precisare).
Orario di inizio della festa fissato alle 14, ci siamo presentati alle 17: gli unici vestiti bene – anzi: vestiti tout court – dell’intero party. Ed è stato chiaro che non era il solito pacco quando hanno chiuso gli accessi dietro di noi, lasciando fuori stormi di americani calamitati dal loro habitat naturale: donne (ma anche uomini) con un filo tra le chiappe, petti depilati, ciambelloni di gomma in acqua, lattine di birre a bordo piscina. In altre parole: un video di 50 cents nel cuore di Rio.
Ci siamo avvicinati al bancone del bar senza indugi: Prendiamo due cahipirinha? No, facciamo subito quattro, dai. Perché lesinare, in effetti.
Poi in realtà ci è voluta mezz’ora solo per avere le prime due, che si è pur sempre a Rio, e il banchetto del bar era organizzato con sette persone: due a fare i cocktail, due a prendere gli ordini, tre a fare niente. In compenso la cahipirinha non era inserita tra i cocktail bensì tra le bebida insieme con la coca cola e il guaranà: una specie di dissetante naturale, insomma, come fosse acqua.
Alle 18.33, due bicchieroni di cachaca e lime dopo, ho estratto il telefono dal borsa convinta che fosse mezzanotte: ho guardato Gabri incredula, mentre ogni tipo di cicaleccio usciva dalla piscina e orde di ventenni limonavano durissimo in geometrie variabili (uomo-donna-uomo; uomo-donna-donna; donna-uomo-uomo). O ne beviamo subito un’altra o ci lanciamo anche noi in acqua…
Così, alle 18.40, vagamente alticci, sprezzanti dell’ultimo Tachiflu assunto a ora di pranzo e con un mio piede sanguinante – 24 ore dopo non mi è ancora chiaro cosa ho pestato per bucarmi il tallone, e probabilmente è meglio così – ci siamo tuffati in mezzo a stormi di ragazzetti, qualcuno con la metà esatta dei nostri anni, disinibiti ai confini della molestia.
Accanto a noi liceali in perizoma agitavano le chiappe scatenando tempeste ormonali, mentre la comunità omosessuale, in tanga e catenazze d’oro, squittiva sotto al dj.
Alle 20, quando secondo il nostro fuso orario dovevano essere ormai le 2 della mattina, è comparso il primo topless: vietatissimo qui, dove il moralismo impone la regola “anche una striscina, purché tappi il buco”.
Siamo andati a brindarci sopra con una terza cahipirinha, una sorta di bomba atomica di cachaca. Alle 21 un tizio interamente nudo e con un cappello in testa ha iniziato a girare tra la gente, intrattenendosi a chiacchierare qui e li come se fosse in smoking.
Un altro tale nel frattempo mi aveva detto che quell’enormità di casa non era di proprietà del Grande Gatsby, bensì di due francesi. E a furia di guardarsi intorno Gabri era convinto di averli trovati: Guarda sono quei due sicuro, hanno proprio la faccia da francesi e poi sono come noi, gli unici un po’ più vecchi e diversi dagli altri.
Erano così diversi che il tizio, ovviamente un brasiliano, ovviamente assolutamente non il proprietario di casa, in piedi su un lettino in stile Rimini ha insistito a tutti i costi che facessimo un selfie e che glielo inviassi dal mio telefono, benché ne avesse fatto uno uguale anche lui (si sospetta che volesse avere i miei contatti per qualche giro losco, infatti mi ha già spedito una mail per sincerarsi di quanto stiamo a Rio).
Alla fine, quando anche la 18enne con le mutande bianche bordate di pizzo e un culo che nemmeno se lo avesse scolpito il Canova era sparita dalla vista, ci siamo levati di torno pure noi, con addosso il peso di una nottata brava importante. Erano le 22.
Rio/Dispacci #10
Posted by gea in Dispacci, gea and the city, viaggi on April 12, 2014
Un classico di sempre: Geolina dal parrucchiere per mulatti a spiegare come si fa una frangia.
Spesa complessiva, incluso ascolto della spiegazione: 10 reais, tre euro. Così, tanto per capire quando in Italia dicono: è caro sì, ma c’è la manodopera.
Rio/Dispacci #9
Posted by gea in Dispacci, gea and the city, viaggi on April 11, 2014
Appunti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dei mezzi pubblici.
Oggi abbiamo impiegato più di due ore all’andata e al ritorno per fare 20 chilometri a tratta, su un autobus che andava alla velocità di un trattore, sostanzialmente alla stessa andatura delle persone che gli camminavano di fianco sul marciapiede, ma con la considerevole differenza che loro almeno godevano dei benefici del sole mentre dentro al bus c’erano 17 gradi a essere generosi e noi stavamo avvolti come insaccati in parei umidicci che fornivano un minimo di tepore.
Però ne è valsa la pena. Per dire, ho capito che se tutto va male posso riciclarmi come guida alpina: con il mio bel vestitino di lino bianco che per una strana casualità indosso sempre nei momenti meno opportuni – come il concerto dei Cure a Bagnoli: l’unica vestita di chiaro in ettari di terreno – ho arrampicato un picco di granito che a vederlo da fuori sembrava verticale, e mentre ci eravamo sopra anche peggio.
Ora sostanzialmente io non sento più le piante dei piedi e Gabri lamenta cedimenti alla coscia. Ma in fondo erano solo 4 ore e mezzo di pullman per 40 chilometri, che sarà mai.
Rio/Dispacci #5
Posted by gea in Dispacci, gea and the city, viaggi on April 4, 2014
Non me ne capacito: Darwin mi deve una spiegazione. Perché dopo qualche giorno riesco a bere l’acqua del rubinetto, mi muovo in favela, parlo con chiunque e ho persino imparato a chiudere le porte dei taxi senza sbatterle – la cosa che li fa più imbestialire al mondo – ma per farmi muovermi a tempo di musica, qualunque essa sia, dovrebbero infilarmi un microchip gli alieni e telecomandarmi da Urano?
Ieri sera a Lapa matrone di 140 chili sembravano farfalle su tacchi a spillo, con il petto procace sodo come il marmo in un’unione mistica con le chiappe sopra le spalle, mentre io e i miei 51 chili di legno puro davano ginocchiate a un povero inconsapevole che si era offerto di farmi ballare. E non che non avessi assorbito cahipirinha a sufficienza a librare lo spirito; il corpo, tuttavia, me lo hanno imbalsamato precocemente.
La differenza sta nel con
Posted by gea in gea and the city, viaggi on March 23, 2014
Sai, se ripenso a tutto, mi sento una deficiente perfetta, non posso crederci…
Siamo due deficienti, non ti allarmare. La differenza è che fra una settimana saremo due deficienti con una caipirinha in mano e l’oceano in faccia.
All shook up
Posted by gea in gea and the city, musica on March 22, 2014
Un sms sul mio telefono.
«Zia lo sai che a scuola facciamo il living museum, cioè praticamente dobbiamo scegliere un personaggio storico e raccontarne la storia e io ho scelto Elvis».
Anni di lavoro iniziano a dare i loro frutti.
(Il testo orginale è stato emendato: «Zia lo sai che ha scuola…»)
The girl from via Vigevano
Posted by gea in gea and the city on March 17, 2014
Scriverò tutto con più calma, già che, come spesso succede, presa una decisione dirimente a valanga iniziano a staccarsi costoni di vita e restano 14 giorni per mettere a posto tutto quello che è stato ignorato per anni.
E comunque, l’ho fatto. Sono scesa dalla bicicletta non tanto perché non volessi più pedalare, ma perché la voglia di vedere in che direzione stessi pedalando si era fatta incomprimibile.
Insomma, io, Edo e Gabri partiamo per il Brasile.