Archive for category gea and the city
Essere o avere #2
Posted by gea in gea and the city on May 19, 2012
Succede intorno ad aprile, ogni anno. Sento l’ansia arrivare con le prime giornate di sole, gli amici che si esaltano e fanno progetti. Io tergiverso.
Poi qualcuno inizia a domandare: La moto? L’hai tirata fuori? Quando andiamo a fare un giro?
Fischietto. Mah, non ancora, settimana prossima, il brutto tempo, l’assicurazione, sono rimasta chiusa nell’autolavaggio, il ginocchio fa contatto col gomito.
A maggio vado a salutarla. Maestosa e acciaccata. Bella d’una bellezza d’altri tempi. Malata di malattie che i meccanici di oggi non curano.
L’ho pagata 2.700 euro quattro anni fa, ne ho spesi il doppio nel frattempo: impianto elettrico, freni, tre batterie (conseguenza dell’impianto elettrico), due specchietti e ancora devo risistemare il serbatoio.
Ho paura a provare ad accenderla. Lo so che non partirà: non parte mai. Mai a inizio stagione. Talvolta fatica anche a metà.
Nessuna eccezione stamane. Avevo già smontato la batteria, oliato la catena, aggiustato la sella; vado in giro con un cacciavite e tre punte nella borsa da giorni, ché negli anni ho anche imparato a fare le cose minime – con grande soddisfazione – per proteggermi dai centri Ducati, dove vogliono 100 euro per dire Buongiorno.
Stavo lì, sporca di grasso, con l’aria tirata e il carburatore ingolfato, e il sospetto atroce che questa volta sia stato il motorino a tradirmi. Di fianco passavano manga giapponesi con nomi fatti di sole consonanti e accensioni automatiche precise come orologi svizzeri, cilindrate mille di teutoniche affidabilità e dimensioni, persino maranzate americane per quelli che confondono la circonvallazione con la Route 66.
E mi sono chiesta, come ogni anno, perché non ho comprato una moto diversa, al posto di un bicilindrico a carburatore vecchio di 13 anni uscito da Borgo Panigale, che nemmeno Valentino Rossi sa farla andare e dire che due lire e qualche anno di esperienza ce l’ha. Ma, come ogni anno, avevo già la risposta: l’anima non si paga; il meccanico, tutto sommato, sì.
Pronto Gianni ci risiamo, quando vieni a prenderla? Mi sa che è il motorino questa volta…
update: Mi ha appena chiamato il meccanico: 350 euro. Maledetto romanticismo.
Poesie nuove
Posted by gea in fermo immagine, gea and the city on May 13, 2012
La mia risibile vita culturale, impantanata da un paio d’anni tra le sentinelle del Medio Oriente e le secche affettive della Darsena, può fregiarsi di due-dico-due esperienze da raccontare.
Giovedì sono andata al Macao – il grattacielo dei Ligresti occupato la settimana scorsa: finché c’è vita c’è speranza – a vedere Guido Catalano: un po’ poeta un po’ cabaretista un po’ conversatore divino.
Catalano è un torinese 40enne con due musicisti genovesi a metà tra Tom Waits e Pancho Villa: pungenti, accoglienti, ironici il giusto.
Il titolo del suo ultimo libro è Ti amo ma posso spiegarti, il che chiarisce perché lo abbia trovato perfetto dopo qualche ora di scambi di vedute con il mio ex.
Mi sento di consigliarlo caldamente, anche chi non ha ex recenti né passati: basta avere un cervello.
Venerdì, invece, ho ascoltato il monologo di due ore – ma pare mezza – di Ascanio Celestini in Pro Patria. Su Celestini c’è poco da dire: è un attore stupefacente. E un pensatore che ci vuole, magari in alcune parti vagamente vetero-retorico (a me piace così, a dire il vero, ma mi hanno insegnato a essere intellettualmente onesta: che palle), della sinistra che sciorina formule vecchio stampo.
O almeno questo pensavo, mentre raccontava con la rincorsa, inscenando un detenuto che immagina un dialogo con Mazzini e ricostruisce la storia del Paese e dei suoi risorgimenti (più d’uno), lo stato attuale delle carceri. Mi dicevo: facile, sì, dire che è inumano, ma la punizione, la pena, il dolore, i soldi per mantenere i carcerati, e perché dobbiamo farcene carico noi, e insomma.
Poi mi è venuto in mente che forse è proprio questo il limite del pensiero moderno e certamente di molta sinistra: non riuscire più a pensare in grande, svincolati dai numeri e dalla razionalità quotidiana. A fare il salto verso un concetto più alto e umano e utopico, quindi a cui tendere.
Ecco a cosa serve andare a vedere Ascanio Celestini. A ritrovare una direzione. Alla modica cifra di 14 euro: altro che finanziamento ai partiti.
Codici di geometrie esistenziali #1
Posted by gea in gea and the city, giornali e dintorni on May 8, 2012
La signora ecuadoregna che fa le pulizie a casa mia mi ha chiesto un aumento e glielo ho concesso, dopo tre minuti scarsi di spiegazione (porque sabes, el pais es muy pobre y mi hija no tiene que comer y bla bla).
Io sono sei mesi che entro nella stanza del direttore e gli chiedo un aumento; dopo un’ora di spiegazione esco a mani vuote.
Mi sa che le propongo uno scambio: lei fa la giornalista, ché con le parole evidentemente è meglio di me, e io vado a pulire case altrui. Ché forse guadagnerei anche di più.
Bunga burlesque
Posted by gea in gea and the city, politica e dintorni on April 20, 2012
Diciamocelo, insomma. Se gli speculatori internazionali non fossero barbosi vecchietti con problemi di prostata, lo spread a noi ci farebbe un baffo. Che hai voglia la serietà, i rendimenti, l’eredità del marco: creatività, brillantezza, capacità di riemergere sempre non vanno all’asta.
La moda? Il design? L’architettura? Macché. Il burlesque. Per giovani arzille. E vecchietti con problemi di prostata.
Pensieri che la notte vanno bene ma la mattina magari no/1
Posted by gea in gea and the city, giornali e dintorni on April 20, 2012
Mi chiedevo mentre rincasavo in un clima emotivo da Gotham City se accetterei che scoppiasse una guerra se sapessi che mi ci mandano da inviata. Distruzione, dolore e strazi in cambio di essere lì a guardarli e schivarli e scriverli, solo perché nella vita ho sempre voluto quello.
La cosa imbarazzante è che, appena allentato il giudizio morale su me stessa, non sono riuscita a rispondermi.
Libera nos a malo
Posted by gea in gea and the city on March 30, 2012
Negli ultimi sei mesi sono andata una settimana in ferie a Lampedusa e un’ape car (un’ape car, sì) mi ha investito. Sono stata qualche giorno in Polonia con il mio ex moroso, e dopo una settimana ci siamo lasciati.
Mi hanno rubato il motorino due volte e quattro il casco.
Ho fatto due giornate di riposo dal lavoro: la prima l’ho passata in commissariato a fare denunce di furto, la seconda – oggi – al parco, dove mi hanno rubato la giacca, alcuni libri e le scarpe appena ritirate dal calzolaio.
Le disgrazie della vita sono altre, intendiamoci. Ma se qualcuno conosce un esorcista e volesse consigliarmelo, sarei assai grata.
e sia chiaro che una virgola in più sarebbe di troppo
Posted by gea in gea and the city, musica on March 26, 2012
The bad
Posted by gea in gea and the city, viaggi on March 11, 2012
Spring in Boston
Posted by gea in gea and the city, viaggi on March 9, 2012
Ho messo in valigia il computer, l’iPod, un quaderno di carta riciclata e Freedom di Jonathan Frenzen. Ce lo avevo lì da un anno e mezzo: mi è sembrato profetico.
L’alba del giorno dopo
Posted by gea in gea and the city, politica e dintorni on March 4, 2012
Poi, dopo una serata troppo tutto, essere svegliati da un ventenne esuberante che ti chiede di lottare contro l’imperialismo e l’opulenza, e nell’impossibilità di spiegare la contingente e debilitante battaglia contro ettolitri di tequila che ti girano tra la testa e lo stomaco, sommessamente capitolare.