Archive for February 5th, 2010

Lotta dura senza paura

Mentre il mondo dei mass media si stupisce e rammarica per una cosa che tutti sapevano (ma proprio tutti, eh), quello reale si muove alla lotta delle sostanze stupefacenti secondo lo schema che segue.

Gea: Pronto è il commissariato di polizia?

Commissariato: Sì mi dica signorina.

G: Guardi, vorrei sporgere una denuncia per spaccio di stupefacenti. Le spiego di che si tratta. Io abito sui Navigli e qui da mesi, dall’estate almeno, alle due di notte, quando chiudono i bar, spuntano decine di ragazzi che vendono coca. Io non lo sapevo che vendessero coca, si figuri, per una vita ho creduto che fossero quelli del caporalato in attesa di un lavoro. Sono di colore, sì. Comunque, ce ne sono un’infinità. Di recente sono anche davanti al mio portone: l’altra notte per entrare ho dovuto chiedere a uno permesso.

C: Ma lei come lo sa che vendono droga?

G: Guardi, non è difficile da capire. E comunque in zona lo sanno tutti. L’altro giorno mi hanno persino preso in giro perché non lo sapevo.

C.: Aspetti un attimo.

[attesa]

G. Pronto?

C.: Signorì, sì, sono il commissario.

G.: Commissario buongiorno, come spiegavo al suo agente vorrei sporgere una denuncia per spaccio di cocaina.

C.: Ma lei ha delle prove?

G.: Guardi, no perché non la compro. Ma le assicuro che se faceste lo sforzo di venire fino a qua dopo le due di mattina non ci mettereste molto a trovarle.

C.: Signorina le posso dare del tu? Come si chiama?

G. Gea, mi chiamo Gea, sì, mi dia pure del tu.

C.: Allora Gea, intanto non ti devi preoccupare, tanto questi prima o poi si sposctano. Cambiano sempre quartiere.

G.: Commissario, ho capito, ma io vorrei che fossero fermati, non è che mi consoli sapere che fra sei mesi saranno da un’altra parte.

C.: Poi Gea, quanti anni hai, ce l’hai un fidanzato? Tu fatti sempre accompagnare alla porta quando fai tardi.

G. Commissario, certo, queste misure di prevenzione vanno bene e già lo faccio, ma il vostro intervento è un’altra cosa.

C:. Gea, ma tu delle prove ce le hai?

G.: Ci risiamo: no, non ce le ho, ma se venite fino a qua le potete acquisire. Potete fare un appostamento dalla mia finestra se volete, tanto stanno sotto al portone. Oppure se volete li riprendo io, mi date le istruzioni…No, perché poi sa, è pieno di ragazzetti che girano loro intorno e ne comprano, non è che sia uno scenario molto rassicurante. Anche questi saranno fatti come spugne, immagino.

C.: Ah beh sì, potremmo fare un appostamento. Però Gea, sei sicura che questi non siano quelli della casa occupata che c’è lì in zona?

G.: Commissario, no eh, non ci provi. Quelli della casa occupata hanno un gruppo d’acquisto soldiale e sono dei ragazzi fantastici, questi spacciano cocaina tutta la notte, sono decine, uno per ogni portone dei Navigli, sembra un film, non ci si può credere.

C.: Ah, ho capito, senti Gea, facciamo una cosa. Adesso ci sono le vacanze [la conversazione è datata 20 dicembre, ndr], quando torni ci richiami e ne riparliamo, ok? Stai serena e passa un buon Natale.

Clang.

Commisario? Commissario? Commissario???

Tututututututututtutututututu.

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A testa alta

Stamane, prima che su Milano scendesse mezzo metro di neve, ho stampato su bella carta una discreta quantità di miei Cv e mi sono incamminata verso una serie di redazioni che ho scoperto si trovano vicino a casa mia.

Sono arrivata alla prima e mentre chiedevo alla portineria il permesso di entrare mi vergognavo come una ladra. Volevo girare sui tacchi e andarmene, perché la verità è  che c’è una bella differenza tra l’essere ignorati con una mail che finisce nel cestino senza essere letta e un direttore che ti sbuffa in faccia. Il secondo fa male.

Ma mi sono fermata un secondo a pensare, cercando di guardarmi dall’esterno; ne ho concluso che non avevo nulla di cui essere in imbarazzo. Anzi. C’è un’enorme dignità nel presentarsi a qualcuno dicendogli che hai voglia di lavorare: mica vuoi rubargli dei soldi, hai voglia di faticare, e per qualcosa che ti piace e che pensi di sapere fare.

Ho consegnato i miei Cv a testa alta pensando che chiunque sia intelligente capisca quanto valga lo sforzo di bussare alle porte sul serio, senza la protezione confortante dell’anonimato digitale. Non so se darà qualche frutto, ma mi sembra di aver imparato una lezione.

(Nota di colore. Redazione di un femminile patinato, lascio il Cv alla segretaria di redazione, non riuscendo ad arrivare a nessun’altro gerarchicamente superiore. Mi guarda: “Ma una foto non ce l’hai da mettere sul Cv?”. Risposta: “Signora, voglio lavorare come giornalista, mica come velina”).

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